Nel salotto di Drusilla Foer al Castello Sforzesco: “Amore, bischerate e un test su di me”

Milano – Pane, amore e bischerate. Ma non solo. Perché se si accetta il gioco della chiacchiera con Drusilla Foer, allora bisogna essere pronti pure ad andare in fondo agli argomenti più spigolosi. O che ci fanno un pizzico di paura. Come al solito affrontati con eleganza e ironia. O almeno così si preannunciano le serate di “Parla con Dru, chiacchiere e canzoni“, giovedì nel Cortile delle Armi per l’Estate al Castello (Sforzesco), anche se la data è parte del Festival della Bellezza. Un’intervista sul palco. In questo caso condotta da Mary Cacciola. Prima di concedersi un dialogo diretto col pubblico. Verso la fine. Quando gli animi si rilassano.
Drusilla, il suo spettacolo è una specie di ampio salotto.
“Un salvagente. È molto noioso parlare di sé stessi, una cosa mortale. Ma se si viene sollecitati da qualcuno e si riesce a chiacchierare sui temi che stanno più a cuore, allora è un po’ diverso. Mi sono quindi concessa questo regalo: di farmi intervistare dal pubblico. Anche per capire che percezione si ha di me”.
Quale crede che sia?
“Si lega sempre a quello che uno ha deciso di condividere con gli altri, di esporre. Succedde a tutti. Si creano così delle idee, delle zone ottimistiche e altre più negative, delle intuizioni. E nel mio caso sono curiosa di capire quale visione si possa avere di questo soggettino complicato, dall’archittetura complessa, non rassicurante. Dalle mie telefonate sul web a Sanremo credo di aver sempre fatto divertire inserendo ogni tanto qualcosa di importante. Ora mi metto in ascolto, faccio un test”.
Anche al pubblico?
“No, no, non sono portata al giudizio, per educazione e indole. Quindi solo a me stessa. Non voglio nemmeno sapere quali saranno le domande, i sassolini che uno ha voglia di togliersi. E la domanda più stronza sarà sicuramente anche quella più interessante. Vorrei però mantenere dentro di me una certa lievità, concetto che non ha nulla a che fare con la superficialità. La lievità spinge verso l’alto”.
Temi?
“Violenza sulle donne, guerra, diritti. Ma anche amore e bischerate. In questo mi affido alla tenerezza del pubblico”.
Quali invece le canzoni?
“Quelle del mio disco. E sicuramente la mia versione di “I am what I am“, perché comunque il grande tema rimane sempre la libertà di essere sé stessi ovunque. È questo il territorio dove ho più militato, anche come madrina del mondo Lgbtqia+. Ancor più oggi pensando a quanti stanno vivendo sotto i bombardamenti, in guerra, nella fame, obbligati a spostamenti feroci”. Non sembra un grande momento per l’orizzonte queer.
“Le darò una risposta leale, anche se verrò aggredita: credo ci sia una gerarchia di fatti che ha portato a un po’ di allentamento. Quello che sta succedendo nel mondo è la prima motivazione tematica, ne siamo tutti turbati e sono notizie di una tale gravità che stanno cannibalizzando qualsiasi altra attenzione. Speriamo però sia solo una pausa. I diritti che si hanno o si dovrebbero avere per nascita rimangono al centro di tutto, se vogliamo costruire una società civile. E a me innervosisce molto avere i diritti a rate”.
Quali i momenti più belli?
“Me ne vengono in mente due. Il primo è accaduto mentre ero ospite al Festival Porto Rubino, stavo sorseggiando un leggero gin tonic – nulla che mi potesse davvero stendere, giusto un po’ di joie de vivre – e un gruppo di bambini è corso a chiedermi quando avrei ricominciato a fare l’almanacco del giorno dopo. E questo mi ha fatto capire di avere raggiunto qualcosa di non prevedibile, capace di arrivare perfino alle menti più innocenti e pure. Poi sicuramente Sanremo”.
Se l’è cavata bene.
“È stato bello. Ma più che altro ricordo che ero molto tranquilla e serena, motivo per cui mi sono divertita parecchio. Forse sono l’unica nella storia a poterlo dire!”
Ci tornerebbe?
“Non come presentatrice, quello è stato un momento in cui la mia presenza aveva un valore, anche per dire certe cose sul palco. Perché senza alcun merito Sanremo ha spesso questa funzione sociale. Come ospite invece ci tornerei con piacere, magari per fare una canzone, un balletto, prendere in giro Carlo Conti per l’abbronzatura”.
Cosa farà intanto nei prossimi mesi?
“Un musical su Frida Kalho. E mi piace tantissimo partecipare finalmente a un progetto collettivo, dove non sono sempre in scena. Interpreto Catrina, la morte messicana, una figura sensibile, che arriva per tempo ma offre sempre una seconda possibilità”.
Immaginiamo costumi sobri…
“Guarda, se inizio a vedere soli e ombrellini, prometto di staccarli uno a uno. La sobrietà verrà pretesa senza sconti!”.
Il Giorno